Vintage Computing – il sogno di Usagi Electric

Il Vintage Computing è ormai una delle nuove mode conclamate. Sì, perché le macchine prodotte durante la rivoluzione del personal computing tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 sono ciò che la maggior parte di noi associa al concetto di “informatica vintage”. Naturalmente, questi non furono assolutamente i primi computer. Già, perché sebbene si possa discutere su cosa fosse effettivamente il primo computer, dobbiamo comunque tener presente che alcuni degli esemplari presi in esame erano macchine puramente meccaniche e non c’è alcuna evidenza in merito al fatto che dovessero o meno essere veramente etichettati come calcolatori Eppure, gli enormi computer a tubi a vuoto degli anni quaranta e cinquanta erano innegabilmente dei veri computer, tanto sconosciuti alla maggior parte dei loro contemporaiei quanto lo sono all’occhio moderno.

Eppure, qualcuno che lo conosce bene c’è. Sì, perché lo YouTuber Usagi Electric non è estraneo a queste bestie dell’era pre-transistor e, in effetti, ne ha alcune nella sua officina che devono essere sistemati prima della fine dell’anno. Dopo aver appena concluso la riparazione di un Bendix G-15, un’unità di controllo industriale del 1956, Usagi Electric ha rivolto di nuovo la sua attenzione a un computer a valvole fatto in casa chiamato UE1. Questa macchina può essere grande, ma sicuramente non è potente: è dotato, infatti di un solo byte di memoria e un processore da 1 bit. Ma, per quanto arcaico possa essere, Usagi Electric è determinato a farlo funzionare.

 

Vintage Computing

 

L’ultimo componente importante che dovrebbe essere necessario per ottenere le istruzioni di esecuzione dell’UE1 è un lettore di nastri di carta, cugino del lettore di schede perforate che ha preceduto le unità disco. Tempo fa, Usagi ha creato una soluzione personalizzata per UE1, che purtroppo presentava alcuni problemi. Ogni linea sul nastro contiene 9 fori, che codificano 8 bit di dati e un segnale di clock. 2 bit di dati erano errati, mostravano sempre segnali bassi o alti, e neanche il segnale di clock aveva l’aspetto che avrebbe dovuto avere.

Dopo un’attenta analisi dei problemi, è emerso che era stato commesso un semplice errore. Una piastra metallica che sostiene i fotodiodi che leggono i fori (o la carta non forata) mentre il nastro passa accanto ad essi è stata installata capovolta, spostando tutti i bit di una posizione. Capovolgendolo, il problema è quasi scomparso, ma come se non bastasse, una saldatura su un resistore impediva il corretto funzionamento della macchina. La correzione di ciò ha fatto funzionare il lettore di nastri come se fossero di nuovo gli anni ’50.

 

Con il lettore funzionante, Usagi Electric ha quindi costruito una scheda amplificatore invertente per elaborare i segnali destinati al consumo da parte del computer. È apparso subito evidente che i segnali provenienti dai fotodiodi non erano uniformi a causa dell’illuminazione non omogenea e forse delle peculiarità di ciascun fotodiodo, quindi sono stati aggiunti potenziometri per consentire regolazioni individuali, che potevano essere effettuate controllando i segnali attraverso un oscilloscopio.

L’apparecchiatura è stata montata sull’UE1, tuttavia Usagi Electric deve ancora realizzare alcuni PCB personalizzati per alimentare i segnali dal lettore di nastri al computer e per arrestare il lettore quando viene inviato un segnale specifico. Quindi dovremo aspettare fino alla prossima volta per vedere se l’UE1 è in grado di eseguire correttamente le istruzioni o se verranno scoperti ulteriori problemi. Ce la farà? Possiamo solo fargli i nostri migliori auguri, nella speranza di continuare a leggere le peripezie di Usagi di fronte alla storia dell’informatica.

 

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