Orme – Il plantare smart per la riabilitazione

orme plantare NTR

Orme è il plantare smart che permette ai medici di monitorare in tempo reale il percorso di riabilitazione, riducendo il rischio di recidive.

Gli infortuni agli arti inferiori accadono, e molti di questi infortuni si risolvono soltanto con intervento chirurgico e riabilitazione successiva. I dati ci dicono che interventi di questo tipo hanno recidive fino al 30%. Il Sistema Sanitario Nazionale rimborsa fino a seimila euro per ciascun intervento

Se si potesse evitare anche solo la metà delle seconde operazioni, la sanità pubblica risparmierebbe circa 120 milioni all’anno.

Ecco, dunque, la soluzione, ad alta tecnologia: un plantare in grado di misurare in tempo reale il carico sulla gamba operata durante la camminata e una app per smartphone ad esso collegata per monitorare ogni parametro utile. E’ Orme, sviluppato da NTR Biosensor, startup innovativa italiana. Orme sfrutta l’intelligenza artificiale per misurare il carico che un arto può e deve sopportare in fase di riabilitazione dopo un intervento chirurgico o una frattura.

Orme è frutto dell’intuito di Massimo Introzzi, docente di economia presso l’Università Milano Bicocca – e uno dei soci di NTR Biosensor, la startup che lo ha realizzato. A seguito di un incidente sugli sci di un familiare, riscontra una difficoltà oggettiva nel monitorare i carichi che l’arto infortunato deve sostenere nella fase di recupero.  «Dopo l’intervento al piatto tibiale l’indicazione era di caricare poco l’arto infortunato, ma senza avere un valore o uno strumento per capire quale fosse l’indice di riferimento» ha raccontato. Da lì, l’idea.

Come funziona ORME 

Il plantare Orme risponde ad un’esigenza reale: dopo l’intervento, il percorso di riabilitazione ci ha mostrato che, ad oggi, non esiste una soluzione che permetta a paziente e specialista di monitorare con certezza il peso caricato sull’arto infortunato. Orme controlla e rileva digitalmente, in modo preciso, dinamico e continuo quel carico e permette allo staff medico e di riabilitazione di sviluppare il percorso di recupero più adatto al paziente e più efficace per scongiurare recidive

Fino al 30 percento degli infortuni ad un arto è soggetto ad un secondo intervento. «Purtroppo, tra il 5 e il 30 percento di chi ha un infortunio agli arti inferiori ( tibia, ginocchio, caviglie) viene operato una seconda volta. Questo perché il carico durante il recupero è  troppo e si genera un concreto rischio di complicazioni – spiegano i suoi ideatori -. Questo sistema invece azzera il rischio perché il segnale di carico eccessivo è immediato. Quindi, a fronte di un piano di riabilitazione, il paziente può evitare di sforzare troppo l’arto».

Plantare
foto: NTR

Le caratteristiche tecniche

Orme sfrutta una serie di tecnologie, dalla sensoristica – posta nei plantari – all’IoT, che permette al plantare di ‘parlare’ con la app e, quindi, con i medici e i terapisti della riabilitazione.

In particolare, in Orme troviamo

  • Plantare sensorizzato: ha il compito di rilevare la forza esercitata dal paziente sull’arto infortunato. Realizzato con un materiale che non si deteriora, il plantare ha 26 sensori, sufficienti per rilevare il carico e la sua distribuzione sull’arto.  «Il paziente camminando può monitorare la situazione e, quando supera il valore indicato dal medico o dal fisioterapista in fase di rieducazione,  il sensore rileva l’anomalia e la trasmette con il bluetooth alla piattaforma e alla app in dotazione al paziente».
  • Microelettronica: connessa alla suola tramite flat cable, elabora i dati e li trasmette via Bluetooth
  • App: il sistema consente di impostare e monitorare i limiti di carico e fornisce un segnale di allarme nel caso in cui venga rilevato un carico fuori-soglia. Riconosce i valori fuori soglia e trasmette un feedback immediato. Il medico e il fisioterapista avranno un controllo costante da remoto del recupero dell’arto, attraverso un software dotato di database in grado di conservare tutti i dati del paziente (peso, altezza, infortunio e modalità di recupero) «Il cervellone del sistema sarà utile in un secondo tempo per l’applicazione di metodologie di machine learning e la definizione di una intelligenza artificiale che possa dare un aiuto ai medici e ai fisioterapisti nella scelta dei percorsi migliori», fa notare l’ideatore.

I vantaggi per il paziente

 

 

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Definire ciò che si è non risulta mai semplice o intuitivo, in specie quando nella vita si cerca costantemente di migliorarsi, di crescere tanto professionalmente quanto emotivamente. Lavoro per contribuire al mutamento dei settori cardine della computer science e per offrire sintesi ragionate e consulenza ad aziende e pubblicazioni ICT, ma anche perche’ ciò che riesco a portare a termine mi dà soddisfazione, piacere. Così come mi piace suonare (sax, tastiere, chitarra), cantare, scrivere (ho pubblicato 350 articoli scientfici e 3 libri sinora, ma non ho concluso ciò che ho da dire), leggere, Adoro la matematica, la logica, la filosofia, la scienza e la tecnologia, ed inseguo quel concetto di homo novus rinascimentale, cercando di completare quelle sezioni della mia vita che ancora appaiono poco ricche.

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