Monero mining 2 la vendetta: Smartphone clustering

Monero mining on smartphone

Oggi impareremo a minare Monero, la nota crittovaluta, utilizzando semplicemente Android ed il nostro amato smartphone. O magari più d’uno…

Qualche settimana fa abbiamo imparato come utilizzare l’ambiente Linux per “minare” criptovalute, nella fattispecie Monero. Dal momento che numerosi SBC sono basati su kernel Linux, abbiamo mostrato che anche il nostro fido Raspberry PI è in grado di estrarre qualche decina di hash al secondo, specialmente se dotato di 4 o più GB di RAM. Abbiamo anche visto come sia energeticamente più conveniente creare un minicluster di Raspberry rispetto al classici PC multicore. Si può fare di più?

Ricomincio da tre…

Per chi lo avesse perso, consiglio di rileggersi l’articolo relativo al setup del sistema per il mining di Monero su Raspberry: infatti utilizzeremo lo stesso wallet e lo stesso address definiti allora. Anche per la visualizzazione dello stato della ricerca ci collegheremo con il medesimo sito, moneroocean.stream. Stavolta, però, ci collegheremo utilizzando il nostro fido smartphone.

Inseriremo quindi l’indirizzo del nostro wallet nell’apposito campo e voilà, il gioco è fatto. Per i più paranoici, i cultori della “sicurezza ad ogni costo”, consigliamo di creare un subaddress esclusivo per lo smartphone, in modo da evitare qualsiasi rischio potenziale. A questo punto, tutto ciò che resta da fare è cliccare sull’icona “Run web miner”: verrà lanciata una applicazione web che userà il browser sul vostro smartphone per iniziare a “minare”.

Monero mining smartphone

Valutazione dell’efficienza

Quanto è veloce il mio smartphone? Quante coin al secondo riesce a rintracciare?

Beh, purtroppo in questo caso l’apparato sta interagendo con una applicazione web interpretata, non con un programma in C superottimizzato. E i risultati (non) si vedono. Il mio Xiaomi RedMi 10 è arrivato a sfiorare punte di 25 hash al secondo, pari quindi alla incredibile potenza di… mezzo Raspberry PI 4. E solo tenendo l’app del browser costantemente attiva.

Ma allora è stato tutto inutile?

Sì e no. SIcuramente non ci arricchiremo mai utilizzando uno smartphone, tuttavia nella vita di un minatore digitale ogni centesimo concorre alla creazione del capitale. Inoltre, questo tipo di mining si applica a tutti gli smartphone in grado di accedere ad Internet, a prescindere dalla loro effettiva potenza: questo significa che possiamo ritirare fuori i nostri vecchi apparati dismessi perché non più à la page, farli puntare tutti al medesimo wallet, e creare in tal modo un piccolo cluster di macchine dedicate al mining, con un consumo di corrente irrisorio, e magari acquistare a pochi euro (o farci regalare dagli amici) terminali con lo schermo danneggiato, e aggiungerli alla nostra farm. Cinque smartphone corrispondono ad un Atom. Nove Smartphone ad un vecchio Celeron. E così via… Colleghiamoli ad un unico alimentatore di potenza sufficiente, e siamo a cavallo!

E poi, volete mettere l’aumento del livello di geek-itudine nel vantarsi con gli amici dicendo “Sto minando crittovaluta con un cluster di smartphones!”…

smartphone mining

 

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Definire ciò che si è non risulta mai semplice o intuitivo, in specie quando nella vita si cerca costantemente di migliorarsi, di crescere tanto professionalmente quanto emotivamente. Lavoro per contribuire al mutamento dei settori cardine della computer science e per offrire sintesi ragionate e consulenza ad aziende e pubblicazioni ICT, ma anche perche’ ciò che riesco a portare a termine mi dà soddisfazione, piacere. Così come mi piace suonare (sax, tastiere, chitarra), cantare, scrivere (ho pubblicato 350 articoli scientfici e 3 libri sinora, ma non ho concluso ciò che ho da dire), leggere, Adoro la matematica, la logica, la filosofia, la scienza e la tecnologia, ed inseguo quel concetto di homo novus rinascimentale, cercando di completare quelle sezioni della mia vita che ancora appaiono poco ricche.

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