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In questa intervista vi presentiamo Marco Bicelli, al secolo Marco Maria Maurilio Bicelli, appassionato di musica e audiofilia, autore di numerose recensioni su portali più o meno conosciuti nel web e progettista di diffusori audio. Dal 2014 collabora al progetto Estatica di Fabrizio Pucci. Noi di Moreware abbiamo deciso di intervistarlo, facendogli domande non concordate e lasciandogli libertà sia di linguaggio sia di spazio, senza porgli limite alcuno. Marco è il tipico appassionato in contro tendenza, quello che non segue il flusso e che si rifiuta di sottostare ai dictat delle grandi aziende. Se siete dei maker o dei costruttori di periferiche audio e pensate di aver progettato qualcosa di sostanzialmente privo di difetti, non fateglielo recensire perchè il buon Marco non considera “perfette” nemmeno le cuffie Sennheiser HE1 dal costo di 61.000 euro.
1) Ciao Marco, innanzi tutto parlaci un po’ di te, cosa fai di lavoro e che cosa ti ha portato a voler fare della musica la tua vita.
Ciao ragazzi… Parto dicendo già che sarò lungo, ma spero interessante, perchè alla fin fine dipende sempre come si decide di vivere gli anni a nostra disposizione.
Di lavoro faccio una cosa che non c’entra nulla con la musica e le recensioni… O forse anche, ma per ora non ho ancora capito come.
Dicevo, Di lavoro faccio l’educatore e pedagogista. È recentissima una legge che stabilisce addirittura il nome del lavoro che faccio, ma più che altro è la classica legge di chi si è riempito troppo di parole e poco di fatti…
Essenzialmente lavoro con vari tipi di ragazzi, bambini e famiglie, perchè quando sei educatore non sai mai chi ti capita… Puoi lavorare col ragazzo con disabilità, ma con un QI di 130 e puoi lavorare con un ragazzo “normale” ma che alle spalle ha una famiglia … Sgangherata? Poi ovviamente ci sono ragazzi con disabilità gravi, o con neuropsichiatrie… O magari anche adulti perchè alla fin fine ci sono anche gli adulti. Negli anni ho imparato che devo guardarmi più dai “normali” che dagli “anormali”… Anche se mi è capitato che un “anormale psichiatrico” tentasse di farmi fuori, ma questa opzione fa un po’ parte del lavoro. È un lavoro relazionale e comunicativo, che in pratica metto in atto anche quando scrivo una recensione: non me ne frega di sentirmi i complimenti, a me interessa creare col lettore una relazione che comunichi in modo semplice e chiaro dei concetti anche complessi. Probabilmente il nesso tra vita lavorativa e vita recensoria è il termine “servizio”: sul lavoro sono al servizio delle persone che mi affidano affinchè io possa cercare, se loro vogliono, di portare una svolta nella loro vita. Quando scrivo ai miei lettori, essenzialmente sono al loro servizio: non devo prenderli per il culo dicendo che una cosa va bene, quando invece bene non va. È partito tutto da questa idea: so cose che altri non sanno e le condivido.
Per quanto riguarda la musica ed il fatto di come essa sia una passione bisogna risalire ai tempi delle medie: “Bicelli va in fondo e non suonare” … Questo era un tipico apprezzamento della prof di musica… Che equivale a far capire il mio apprezzamento per il flauto dolce.
Purtroppo per lei sono divenuto un appassionato di musica che osa andare live e sono divenuto pure appassionato degli strumenti per riprodurla… Oltre a “suonicchiare” il basso… Altro che piffero!
Il vero problema è quando due passioni si sono unite: musica + fisica… Da allora vi ho costretto a sopportarmi.
Tuttavia il dedicare il mio tempo libero ad essa è dovuto ad una scelta: anni fa ero anche un videogiocatore, avrei potuto dedicarmi al gaming, ma come dicevo prima o poi arriva il tempo in cui non si può fare tutto e bisogna per forza scegliere. Ho scelto quello che da un lato mi divertiva di più, e dall’altro ciò che mi sfidava di più, perchè sin da ragazzino ero alla ricerca di qualcosa di nuovo dal lato della progettazione di sistemi acustici… Ora per alcuni la sfida è conclusa, ma in realtà sono arrivato solo ad un punto in cui sto affinando dei fattori che ho “scoperto” dal lato della progettazione acustica dei diffusori.
2) Cosa rappresenta per te il progetto Estatica?
È una bella domanda… Non me lo sono mai chiesto. Ho iniziato a scrivere con Estatica nel lontano 2014, da allora mi sono sentito come a casa: rispetto reciproco, zero primedonne, il nudo e crudo mettersi a disposizione dei lettori senza doppi fini. Un posto dove se pubblichi, bene, se non pubblichi va bene comunque… Anzi no non va bene per niente, perchè tutti, anche se nessuno glielo dice, sanno che stai male o che hai qualche problema e che non riesci a fare la cosa più sana del mondo: dedicarsi ai propri hobbies.
Mi piace come posto, non perchè siamo tutti “amici”, ma perchè a differenza di molti web e giornali è un luogo… Anche se un luogo vero e proprio non ce l’ha.
Tutti lì siamo persone, non numeri o avatar che servono a vendere una rivista in più o un click in più, siamo persone che hanno delle conoscenze e le condividono.
Questo luogo così bello è anche dinamico, perchè quando sei con una persona o con delle persone non puoi essere statico. Nel 1994 Estatica è nata come enciclopedia su floppy… oggi è un sito; è partita come enciclopedia della musica italiana e oggi vanta una sezione dedicata all’alta fedeltà.
Nel futuro chissà… Fabrizio ed io abbiamo idea anche di aprire una sezione per la fotografia, con o senza il supporto dei produttori, che hanno dimenticato che la fotografia è arte, e come tale puoi farla anche senza avere il top di gamma.
3) In che misura l’audio digitale è fruibile dai cultori dell’hi-fi, hi-end?
Diciamo tranquillamente che non è fruibile da questi cultori più per volontà propria che per reali limitazioni.
Oggi una registrazione digitale è migliore in tutto rispetto ad una registrazione analogica, tuttavia si preferisce continuare a nascondersi dietro a delle “pseudoscienze”, come parlare di loudness etc. La verità purtroppo è che di buone registrazioni ce ne sono, solo che mostrano i limiti di taluni impianti che di hi-end hanno solo il costo. Comunque troverete anche cultori che hanno computer più costosi dei vostri, perchè a detta loro suonano meglio.
Tuttavia il vero problema è che i lettori studiati per la musica sono single core… Se vogliamo trovare un collo di bottiglia, direi proprio di lasciar stare il doppio xeon proposto su alcuni gruppi.
I cultori che ne fruiscono diciamo che spendono cifre folli… Tipo 2500€ per un NUC, solo che sono abbastanza ignoranti in materia: stravedono per registrazioni 32bit/384kHz, quando lo standard è 24bit/192kHz ed il di più è upsampling, oppure stravedono per il DSD che è ottenuto applicando al PCM vari filtri.
Questo per dirvi che se la mentalità e la cultura fossero diverse, l’audio digitale sarebbe ben più fruito… Però probabilmente staremmo parlando di appassionati di musica e non di hifi/hi end.
4) Se la fedeltà audio risiede nel DAC, quali sono le differenze (fisiche e concettuali) tra un DAC cheap ed uno hi end?
Partiamo col dire che la fedeltà audio risiede nel sistema e non in un unico componente. Anzi, se parliamo di diffusori nel sistema dobbiamo necessariamente includere anche l’ambiente.
Stando sui DAC, partiamo col definire cosa è uno schifo e cosa non lo è.
Purtroppo per gli ascoltoni il sine qua non sono le misure e molti DAC hi end hanno problemi evidenti che si sentono anche molto bene. Per assurdo, può capitare che un DAC da 100€ suoni meglio di uno da 10000€. Un DAC deve fornire tutto il segnale, possibilmente senza decadimenti, disturbi, distorsioni e rotazioni di fase. Sono tutti elementi ineliminabili, però diciamo che un buon DAC si avvicina a questo concetto teorico. Per questo motivo possiamo trovare buoni DAC in varie fasce di prezzo.
Purtroppo per i “misuroni” le misure non bastano, di fatto i vari DAC, intesi come chip ΔΣ, hanno sonorità differenti che si sposano con vari sensi estetico-sonici, tuttavia non si può dire che un DAC suoni meglio di un altro solo perchè ci piace di più, o solo perchè a furia di far misure non siamo mai andati Alla Scala.
Limitandoci ai buoni DAC un dispositivo hi end si discosta dal DAC ideale molto poco, un buon DAC cheap invece si discosta di più.
Questi discostamenti derivano dal fatto che su un DAC cheap si risparmia soprattutto su spazio e numero di componenti, mentre su un DAC hi end abbiamo a disposizione anche 100 volte lo spazio dedicato ad un DAC di fascia bassa, oltre al fatto che vengono usati componenti migliori in qualsiasi punto del progetto. Tuttavia il vero punto in cui si può differenziare entry level e hi end è il circuito di uscita… indipendentemente dal prezzo un circuito di uscita hi end è decisamente più curato di quelli entry level. Mi è capitato di vedere DAC da 10000€ con uscite entry level? Ebbene sì, hi end è un suono, non un prezzo.
Non ho considerato i ladder DAC, o R2R, che da qualche anno stanno tornando sul mercato. Sono progetti vecchi con problemi oramai superati dai ΔΣ, inoltre i ladder sono sensibili ai disturbi, tanto che i canali destro e sinistro suonano spesso con differenze indotte dal campo elettromagnetico… Cosa che coi ΔΣ non avviene.
5) Dispositivi audio con frequenze più alte indicano qualità maggiore?
Assolutamente no.
Tendenzialmente ci possono far presupporre che riescano a suonare comprendendo per intero la banda acustica che teoricamente va da 20Hz a 20kHz, tuttavia un buon suono dipende solo in parte dalla risposta in frequenza. Servono anche una bassa distorsione armonica, un rumore bassissimo ed una veloce risposta all’impulso.
Inoltre, i numeri puri e semplici ci indicano sempre poco o nulla, bisognerebbe avere i grafici per riuscire a dare un significato a questi numeri.
Il fattore scatenante a questa corsa alle frequenze è dovuto al fatto che i tre elementi che ho aggiunto sono difficili da ottenere, mentre una frequenza maggiore alla fin fine è quasi banale.
Poi c’è chi risponde che gli strumenti emettono armoniche oltre i 20kHz… peccato che i microfoni che si usano per registrare non siano ultrasonici ed arrivino per lo più tra i 15 e i 25kHz… (25 se panoramici). Le armoniche superiori vengono captate come le capta il nostro orecchio: come differenza di una o due decadi superiori.
6) Il disturbo audio in che modo danneggia l’udito? Consigli per evitarlo?
A danneggiare le nostre preziose orecchie sono o suoni molto forti o suoni molto distorti: in entrambi i casi abbiamo una forte quantità di energia rilasciata. A danneggiarci è questa quantità di energia, che nel caso di distorsione avviene anche a volumi medi più che tollerabili.
Il modo per evitare di danneggiarci ascoltando è: in primis ascoltare a volumi adeguati, in secundis scegliere buoni prodotti.
Volumi adeguati sono 85/90 db… 100db possiamo tenerli per un paio di canzoni che ci piacciono. Non di più, pena rovinare il timpano, che comunque può sopportare i 100db per una buona mezzoretta… Se non ricordo male, perciò non andate oltre i 10 minuti… Una canzone e basta poi abbassate!
Distorsioni adeguate… Questo è più complesso perchè i produttori indicano la miglior distorsione possibile… per tenerla sotto controllo i modi sono solo due: comprare buoni prodotti, solitamente hi-fi e studio; ascoltare a volumi accettabili, aumentare il volume di ascolto infatti farà distorcere di più… anche su componenti costosi e di estrema qualità.
7) Che consigli daresti a chi vorrebbe fare i primi passi nel mondo dell’audiofilia?
Gli direi di tornare sui suoi passi… L’audiofilo ascolta l’impianto non la musica.
A chi invece vuole ascoltare musica in buona qualità dico:
.Abbandonare gli MP3.
.Non ascoltare chi ha la puzza sotto il naso.
.Non ascoltare chi mette l’essere ingegnere davanti alla passione per la musica (ne ho in mente alcuni… Oggi scrivono, ma devono al sottoscritto impianto e recensioni).
.Non ascoltare chi non gli chiede come gli piace ascoltare la musica.
.Non fidarsi di chi non è capace di stare su budget ragionevolmente bassi… Occhio! Non bassissimi!
.Non fidarsi di chi dice di ricordarsi cose che ha ascolato anni fa come se fosse ieri… la memoria acustica è labile.
.Non fidarsi di chi assurge una sola musica a metrum mundi.
.Non fidarsi di chi promette l’assenza di compromessi.
.Non dare retta a chi in mezzo messaggio riesce a dare loro una risposta.
.Non fidarsi di chi non dà molte scelte.
.Usare le proprie orecchie e non le recensioni.
.Andare ad ascoltare dal vivo; molti ottimi concerti sono anche gratis.
La redazione di Moreware ringrazia Marco Bicelli per il tempo che ci ha concesso. Se volete saperne di più su di lui, avere consulenze in materia musicale o leggere le sue recensioni, potete consultare direttamente il sito di Estatica.
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###Da sempre appassionato di tecnologia, soffro di insaziabile curiosità scientifica. Adoro sperimentare e approfondire le mie conoscenze sulle ultime novità sul mercato in termini di hardware, alta tecnologia e videogiochi.
Attratto e coinvolto nella prototipazione hardware dalla piattaforma Arduino, Raspberry Pi e Nvidia Jetson.###
###Always passionate about technology, I am suffering from insatiable scientific curiosity. I love experimenting and deepening of my knowledge on the latest news on the market in terms of hardware, hi-tech and video games.
Got attracted and involved in hardware prototyping by the Arduino platform, Raspberry Pi and Nvidia Jetson.###